mercoledì 20 febbraio 2008

Una su milioni

Qualche sera fa ho terminato la lettura del libro il cui film, di recente uscita
è stato il caso più discusso dell'ultimo periodo

casualità ha voluto che il libro mi fosse stato prestato da una mia amica per Natale
e che abbia cominciato a leggerlo prima che il tormentone Caos Calmo scoppiasse un pò dappertutto..
per fortuna, aggiungo, altrimenti non l'avrei letto con la stessa obiettività..

Che dire.. non voglio aggiungere nulla di più sulla polemica Moretti Ferrari
nè sulla tanto criticata scena, che ha sconvolto intere categorie di persone (...)

se si vuol parlare del libro, e solo di quello, devo dire che l'ho trovato abbastanza normale
niente di sconvolgente
non è certo il libro migliore che abbia letto negli ultimi tempi
ma certo è, che l'autore tratta temi importanti, quali la morte, la solitudine interiore
i rapporti con le persone e i cambiamenti sul lavoro

alcune cose mi hanno fatto riflettere,
una su tutte, quando il protagonista racconta,
con acuta consapevolezza, delle persone che lo vanno a trovare sulla famosa panchina,
e che dopo brevi giri di parole finiscono per scaricare su di lui,
non certo reale partecipazione e rammarico per quello che sta passando, dopo un lutto importante..
ma bensì tutte le loro frustrazioni e i loro problemi..

quanto è vero..

nei rapporti con le persone, sono stata spesso anch'io spettatrice silenziosa
di confidenze, di episodi, di errori, di ossessioni altrui..
cose dette senza troppo pensare, per alleggerirsi gli animi
per sentirsi più forti e "a posto" con il mondo.

Spesso però ho subito dei veri e propri attacchi destabilizzatori
forse per troppa sensibilità, ritrovandomi ad assorbire le preoccupazioni altrui
e ad esaurire le mie energie per trasmetterle a chi mi chiedeva di ascoltarlo..

ma le persone di questo tipo raramente offrono qualcosa in cambio
ed io, quasi inconsapevolemente ho cominciato a fuggire da ognuno di loro..
da chiunque mi trasmettesse più disagio che amicizia
da chiunque abbia pensato a me infinitamente meno
di quanto possa anche solo immaginare..


Tornando al libro, credo che chiuderò qua..
Non andrò a vedere il film
per me i libri, in assoluto parlano di più, trasmettono di più
di quanto un film possa mai fare
sarà che un film non è altro che un'interpretazione soggettiva,
una fra milioni di possibili interpretazioni
e io preferisco in ogni caso
tenermi la mia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Io invece ho sempre pensato il contrario, ovvero che i libri mostrano inevitabilmente il modo in cui l'autore vuole far "leggere" le cose che racconta.
I film invece per me sono una fucina di intepretazioni diverse: una musica, un cambio d'inquadratura, uno zoom, un cambio di scena, la panoramica sul paesaggio...tutte queste cose trasformano il film in come lo vorrei vedere.

Chiara ha detto...

@Hinoki,interessante quello che scrivi.. mi viene da dire che io e te siamo agli antipodi in fatto di scelta dei canali espressivi..
:P

ma è bello così.. e anzi credo sarebbe molto interessante confrontarmi con chi ha un punto di vista così diverso dal mio..

credo che non esista un modo universale per scavare a fondo nelle cose, per esprimere il proprio punto di vista..

l'importante è andare oltre, non fermarsi all'interpretazione più comoda o pre-confezionata
e tu, in ogni caso, mi dimostri che anche per te vale lo stesso!